A Gentlemen’s Civil War: Panini dovrebbe fermarsi a respirare
di Mirko Romano
Panini dovrebbe fermarsi un secondo a respirare. Arrestarsi per riprendere fiato, ovviamente in senso lato, mica arrestando la produzione.
Esistono tante circostanze indiziarie – per carità – che depongono in favore di tale esigenza.
E lo scrivo riconoscendo i meriti di un editore serio, che dopo decenni ha dato – per esempio – dignità alle pubblicazioni DC e che pubblica Marvel con continuità, rispettando le scadenze ed a livelli più che soddisfacenti.
In questa storia, il peccato originale è rinvenibile in quell’inspiegato – più che inspiegabile – aumento abnorme del costo degli spillati. Il limite fu non scrivere due parole di dispiacere per il sacrificio richiesto ai lettori – delle politiche editoriali mica ci si deve scusare -, che avrebbero rappresentato un gesto di rispetto e la voglia di mantenere saldo il rapporto di cordialità e riconoscenza nei confronti degli utenti.
Dopodiché tanti piccoli errori, infimi rispetto al bene fatto, ma che ancora una volta inducono a credere che tale legame di considerazione si sia incrinato o che comunque l’editore modenese non lo tenga in considerazione.
Il cofanetto di Sandman progettate senza tener conto del peso da sostenere, con un errore di calcolo sconfortante.
Bellissimo attenzione, pregevole esteticamente, ma apparentemente destinato a ricordarci la caducità dell’esistenza umana.
E passi pure l’errore su “Pottersville”, il cartonato dedicato al Dottor Destino, almeno costava relativamente poco.
Ma l’omnibus su “La morte di Superman” in cui manca proprio la morte di Superman?
A parte l’ironia sconfinata della mancanza, parliamo di un volume costoso, che comporta delle scelte per ogni acquirente e sicuramente delle rinunce, trattandosi di cento euro che in anni come questo, periodi come questo, giorni come questi, potrebbero essere spesi per altro. Per cui la nostra passione va rispettata.
E se non fosse abbastanza, arriviamo alle dolenti note.
Viene lanciata l’iniziativa “Marvel Icons Collection Black Gold”, ci aspettavamo una nuova campagna editoriale, prodotti interessanti, invece ci viene proposto una raccolta a premi costosissima in stile catena della grande distribuzione.
E va bene, sarcasmo a parte, possono piacere o meno le targhette dorate.
Tuttavia bisogna spendere almeno cento euro al mese sul sito Panini. SOLO sul sito Panini. Escludendo le fumetterie. È certo che pochi di noi – forse nessuno – spenderà – o spenderebbe – altri 100€ sul sito Panini. Dovrebbe annullare le caselle in fumetteria, non comprare nulla su quel circuito per nove mesi, al fine di conquistare la collezione definitiva di “quelle cose” dorate.
Ebbene, io i lavoratori della mia fumetteria di fiducia li conosco e non sono una multinazionale. Hanno famiglia, impegni e sogni.
Quindi perchè giocare col loro pane?
Spero un giorno che si torni a considerarci lettori, forse anche collezionisti, ma non tossicodipendenti alla ricerca di un altra dose. Un comportamento lecito, ma non di certo etico quando si è parte di parte di una delicata filiera in posizione di “quasi-monopolio”.
di Ryo Flywas
Panini dovrebbe fermarsi un attimo. Prendere fiato, considerare le circostanze a contorno.
Conquistare spazio di esposizione in libreria, si sa, è una guerra. Necessaria se si considera i soldi che l’editore spende per detenere i diritti delle storie che pubblica. E che pubblica molto bene, da anni, portando in Italia il meglio della produzione delle Big Two americane con edizioni affascinanti e spesso irresistibili.
Se andiamo ad analizzare l’evoluzione di questo mercato, in appena diciotto mesi, si vede come si sia trasformato. Mutato non solo lo scenario editoriale ma anche il focus a cui Panini vuole dedicarsi. Lo ha spiegato chiaramente mesi fa : comprare, e di conseguenza vendere, spillati non conviene più. Non conviene perché le edicole sono diventate una riserva indiana. Manca solo di poterci trovare il pane, eppure, il solo formato che sembra resistere rimane il famigerato bonellide. Con cui, guarda caso, anche la Panini sta flirtando parecchio.
Non conviene perché il lettore di fumetti di supereroi sta cambiando. I lettori classici, i 40enni nerd (perdonatemi la licenza!) sono disposti a cercare in fumetteria le loro storie preferite, e hanno risorse da dedicare ad edizioni più curate, e ça va sans dire, più costose. Le nuove leve, arrivano da un mondo completamente digitale e veloce. Non hanno tempo per la serialità. Hanno magari visto un cinecomic in streaming e vogliono approfondire. E leggere stralci di avventure, anche con la ridotta continuity attuale, su uno spillato può disinnescarli. Prendere un cartonato, a quasi lo stesso prezzo di sei albetti e recuperabile ormai, anche in una libreria di varia (basta chiamarlo graphic novel, mi raccomando!) è probabilmente più sensato, e soddisfacente.
Certo nella bolla di internet, avremmo apprezzato una comunicazione più empatica e diretta, ma noi siamo la vecchia guardia che nella bolla ci vive, appunto. Il pubblico generalista si muove con logiche differenti.
Diciotto mesi con cambiamenti radicali, dicevamo. Diciotto mesi, dieci dei quali devastati da una pandemia che certo non ha semplificato le cose. Ricordiamoci la Grande Festa Che Non C’è Stata : il lancio della DC Comics in Panini dopo anni di oscurantismo. Fu rimandata per il lockdown e poi non fu assaporata davvero. Intanto che si passava dalla fretta del lancio, alla frustrazione delle uscite accumulate e poi rilasciate tutte assieme. Ed in questo fermento di tensione ecco emergere qualche cricca, preoccupante.
Passi un Green Arrow che diventa Green Lantern, per puro entusiasmo. Poi la pagina bianca, errore di stampa, in Pottersville il volume dedicato al Dottor Destino, già più difficile da digerire. La catastrofe è l’omnibus sulla Morte di Superman, 99 euro di passione perché per congiunzione astrale negativa proprio la splash page della morte dell’azzurrone non è stata stampata.
Fatalità? Forse un controllo qualità fallace. Ma non è quello l’errore. Sono tempi differenti è vero. Ma proprio perché un volume del genere mira alla vecchia guardia, e la vecchia guardia vive nella bolla dell’internet, che ci saremmo aspettati un segno. Niente capo cosparso di cenere e seppuku rituale, per carità. Un semplice ‘ragazzi ci siamo sbagliati, questo è il piano per rimediare’. Credo che tutti avremmo capito, invece siamo andati a lucidare gli scudi. È pur sempre una guerra, dicevamo.
Mesi difficili, lo sono stati anche per le fumetterie, scarsamente visitabili, con pochissime novità ed un afflusso di incassi che in certi momenti ha fatto temere una sorte simile a quella delle edicole. momenti drammatici che molti autori e case editrici hanno cercato di supportare. Un segnale differente, potrebbe sembrare, è arrivato invece da Panini. L’iniziativa Black Gold Icon Collections sembra essere un gesto autarchico e protezionista. Per gli abitanti della Zona Blu della Luna spiego in poche parole. Panini nei i prossimi mesi regalerà a chiunque spenda almeno 100 euro sul proprio sito delle card serigrafate con effetti aurei raffiguranti i loghi dei super gruppi. Uno per mese per favorire i collezionismi. Se si è interessati all’articolo, di sicuro una fonte di interesse.
Ma la domanda che mi colpisce è un’altra. Veramente è un’iniziativa volta a nuocere il mercato delle fumetterie? Secondo me no, e ve la spiego in due semplici mosse.
Avrebbe fatto una guerra non etica se, per esempio, avesse deciso di vendere un volume conclusivo di una saga, Sword of X per fare un esempio, solamente a chi comprava tutto il resto sul sito. Quella sì, sarebbe stata una bastardata bella e buona.
A sentire i vertici della Panini che hanno commentato in rete, loro, le fumetterie, le aiutano. Con le iniziative come il Free Comic Book Day. E forse non mi sento di dargli troppo torto. In fumetteria portano tutti i loro volumi, e noi, là li compiamo. L’iniziativa – continua Panini – serve per deviare il traffico online sul loro sito. E forse, ci vedono lungo. Da Gennaio non si sa che succederà, ma se dovesse arrivare un’altra forte ondata pandemica, le fumetterie avranno meno chance comunque. Vi ricordate chi si è arricchito invece per tutti i mesi da marzo a maggio? Il signor Jeff Bezos, Mr Amazon. E quanto a potenza di fuoco, lui sì che ha il potere di massacrare qualsiasi piccola attività commerciale già rallentata dalla pandemia. Per cui forse questa Icon Collection è più un mezzo difensivo che offensivo.
In più, e qui viene il bello, abbiamo un potere immenso per evitare che Panini, se quello è davvero il suo intento, blocchi le fumetterie. Fregarcene delle Card e tornare nei nostri covi preferiti. Perché c’è una cosa che nessun sito internet potrà darci ed è stata decodificata alla perfezione da Paul Auster nel dittico Smoke e Blue in The Face. Ossia, tutti i prezzi migliorativi del mondo, non battono l’intimità da fumetteria, il ritrovarsi con la propria tribù, parlare, consigliare, vantarsi, godere delle proprie passioni. E questo, nessun dotcom del mondo può darcelo, my friends!
Ultima, non ultima considerazione. I prezzi e l’abbondanza. Aumentano entrambi ed ogni mese, anche per me che sono ormai un tossico all’ultima spiaggia è difficoltoso comprare tutto. Prendiamocela con tutti, con la Panini, con l’aumento di prezzi, col 5% massimo di sconto librario. Ma sappiamo bene che non è così. Le aziende che adottano una strategia fallimentare o chiudono o devono cambiarla. E la Panini non chiude e ha pubblicato in dicembre ,11 omnibus lo scorso anno, tanto quanto questo. Siamo noi a dare il ritmo e in fondo, uscendo dalla fumetterie carichi di pacchi, quanto ci piace lamentarci di quanto abbiamo speso!
Fino alla volta successiva. Ovvio.
Per cui, Cara Panini, non mollare, ti vogliamo bene. E se ti capita di dimenticarti una pagina, almeno scrivi due righe per ricordarci che, come direbbe il buon vecchio Furio, la cosa è reciproca.