Flash/Zagor #0: un tributo al fulmine ed alla scure
Il numero zero di Flash/Zagor rappresenta il secondo assaggio – dopo Batman/Dylan Dog – dei crossover DC/Sergio Bonelli Editore, presentati a Lucca Comics and Games 2018.
Già ontologicamente l’accostamento dei due universi è risultato divisivo, suscitando reazioni tra l’entusiastico ed il canzonatorio. Beninteso, per non rimanere scontenti – a parere del vostro umile cronista -, bisognerebbe sincronizzare i propri desideri con le finalità dell’opera, che assumono una duplice declinazione: per un lapalissiano verso, l’opera mira al puro intrattenimento, dall’altro lato punta al più nobile fine divulgativo.
Guardato sotto il bifido filtro appena introdotto, l’albetto non sfigura. Perdonerete il diminutivo, che risulta d’obbligo vista la foliazione rachitica: trentadue pagine, di cui venti narrative e dodici di redazionali. Rappresentando, le prime, lo stretto spazio indispensabile concesso a Giovanni Masi e Mauro Uzzeo – duo rodato, già autore de “Il confine” – per introdurre l’espediente narrativo utilizzato per creare una connessione tra i mondi di Central City e Darkwood.
Nello specifico, l’interconnessione è creata per mezzo di un ragazzino indiano che porta il simbolo di Flash sul petto, in grado inconsapevolmente di turbare l’equilibrio delle due realtà, muovendosi a cavallo tra le stesse, instabile ed intangibile. Nulla di sensazionale, innovativo e pretenzioso, ma come pretesto svolge la sua funzione narrativa, tenendo a mente – tra l’altro – quanto arduo fosse il compito di affiancare due universi così distanti, per tempi e temi.
Ciò che riempie il cuore ed appaga la mente, è la dichiarazione d’amore che scorre sotterranea alle intenzioni degli autori. Amore per entrambi i personaggi, ma che raggiunge un livello di ammaliante purezza eterea per Zagor. Infatti, sotto il profilo del diletto, è tangibile la gioia provata nell’approcciarsi all’ambizioso progetto.
Felicità banalizzata da molti lettori, che invece suscita – in me – tenera empatia, ricordandomi lo sguardo sognante che da bambini si provava di fronte ad un esperimento scientifico riuscito. Guardato in valore assoluto, era una bussola creata partendo dal sughero e da un ago magnetizzato e non uno Space Shuttle, ma le piccole cose sono governate dalle stesse leggi delle più grandiose imprese. Nel caso di specie è arte per l’arte, un piacevole esercizio stilistico, indipendentemente dall’utilità pratica, la cui ricerca, di per sé, snaturerebbe la finalità di un fumetto di evasione.
Per individuare efficacemente il valore divulgativo, è bastevole studiare una sola splash page, raffigurante uno scenario onirico in cui Zagor affronta – contemporaneamente – un ricco parterre di storici avversari.
Alla vista della tavola esplode incontenibile, nel lettore, la voglia di approfondire, recuperare, conoscere questo pantheon di personaggi: Iron-Man, Salomon Kinsky, Supermike, Devil Mask, il Professor Hellington, Mortimer, gli alieni Akkroniani, Bela Rakosi, il Re delle Aquile, Kandrax e l’Avvoltoio.
In filigrana impossibile non tributare, quindi, un plauso alla conoscenza enciclopedica del personaggio dimostrata dagli autori.
Il comparto grafico è encomiabile. I disegni di Davide Gianfelice incarnano perfettamente la natura dei personaggi: Flash è la celebrazione del dinamismo e dell’inarrestabile velocità, Zagor un fascio di muscoli in tensione, perfetto bilanciamento tra lo sforzo atletico e la sublime anatomia. I colori di Luca Saponti elevano gli sforzi di Gianfelice, coronandoli.
Infine, le copertine componibili di Carmine Di Giandomenico regalano un meraviglioso affresco, dimostrando che si piò guardare al futuro senza tradire le “radici profonde che non gelano”. L’albo è stato – difatti – pubblicato in due versioni – “il fulmine” e “la scure” – e le copertine, affiancate, compongono un tributo alla storica copertina del n. 123 della collana regolare del velocista, contenente il primo incontro tra Flash di Terra 1 e Flash di Terra 2.
In definitiva, troppo poco per sciogliere le riserve, ciò nonostante questa contenuta anticipazione trasuda emozioni che non meritano di essere smorzate.