Anteprima : Samuel Stern 10 – l’altro inferno
Ho letto in pochissimo minuti questo numero dieci di Samuel Stern, L’altro inferno, in edicola tra pochissimi giorni.
Mi conosco e quando mi innamoro di un personaggio, gli dedico tutta l’attenzione, diventando insaziabile fruitore di nuove avventure e terribilmente curioso di quello che gli riserberà il futuro. Certo, direte voi, fare così può comportare cocenti delusioni nel caso in cui poi le aspettative non rispecchino la realtà.
E’ successo e succederà ancora ma questa potrebbe essere una eccezione. Dopo dieci numeri il personaggio è cresciuto costantemente passando da storie auto conclusive dedicate alla descrizione del mondo di ambientazione fino ad arrivare a squarci più o meno profondi su quello che la serie diventerà. Samuel, per chi non lo conosce, è un esperto di demonologia, con un passato tormentato e pieno di errori con cui non ha ancora deciso di fare i conti. Intanto inganna il tempo come commesso di una libreria di testi antichi ad Edimburgo.
Così, tra un esorcismo e l’altro.
Per quanto il concept possa sembrare di nicchia e ristretto ad un numero molto limitato di storie, vi posso garantire che non è così. Di sicuro il merito va alla sensibilità degli sceneggiatori, che sono riusciti fino ad ora a cesellare storie dal carattere intimista e pervase da un senso di angoscia estraniante. La stessa teoria che introduce gli avversari, è qualcosa di differente rispetto al genere che ben demarca. I demoni nascono dentro di noi, quando qualcosa nel nostro animo irrimediabilmente muore; la speranza, genericamente, ma soprattutto l’amore, la sicurezza o la fiducia.
Cosa succede quando questi demoni passano al piano fisico è parte di un quadro di cui per il momento al limite riconosciamo i bordi.
Ma partiamo dai riferimenti: sicuramente il primo Dylan Dog nazionale, quello di Sclavi, ovvio… ma ci si trova anche qualcosa dell’ Outcast di Kirkman e pure alcune tra le più raffinate storie Vertigo. Ed è proprio da queste suggestioni che parte questo nuovo episodio, “L’altro inferno”.
In una atmosfera rarefatta, volutamente scandita da una ciclicità morbosa, il nostro si trova ad indagare in solitaria su uno pseudobiblion di cui gli viene recapitata una pagina con un misterioso avvertimento. Da là parte una novella gotica degna del più sapiente horror occidentale. Prigioniero nella casa che sembra aver ospitato chi “l’Altro Inferno”, il libellus maledetto,lo ha scritto, Samuel dovrà vedersela con presenze inquietanti degne di pellicole come The Others.
L’aspetto che più ho apprezzato di questa storia è come trama ed intreccio si intersechino senza tregua fino ad uno scioglimento finale coerente e, sebbene non particolarmente inaspettato, perfettamente armonizzato al tipo di storia che si voleva raccontare. Non c’è spazio per il trash od il gore nelle storie di Samuel Stern, il suo animo è strettamente legato alla introspezione psicologica ed al malessere che può sorgere quando qualcosa non funziona come dovrebbe. In questo, emerge un fumetto mai banale e figlio dei nostri tempi, capace di interpretarli con una chiave di lettura fresca. Mentre altrove l’orrore è rappresentato in chiave citazionista e derivativa, qui ci troviamo al cospetto di una storia sottile dove il rimando è sfizioso e mai grossolano.
“L’altro inferno” si posiziona tra le storie migliori fin’ora uscite. Forse avrebbe meritato un tratto appena più maturo, ma la scelta interessante della Bugs è quella di sviluppare un proprio vivaio di autori da portare alla maturità. Scelta che, di per sé, merita altri applausi.
Come vi dicevo questo è un numero particolare, forse onirico ma di sicuro capace di farvi desiderare di averne ancora. E non è affatto una cosa da poco.